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Paul Verlaine(1844-1896), nato a Metz, rivela fin da giovane un carattere violento e la tendenza a una vita disordinata. La sua relazione con Rimbaud termina con un colpo di pistola che gli costa due anni di carcere. La sua vita scivola sempre più in basso. Da un iniziale parnassianesimo passa a una poesia più personale e sentimentale, il cui momento decisivo sono "Le feste galanti"(1869). Influenzato da Baudelaire e Rimbaud, compone "Romanze senza parole"(1874). Tra le ultime opere "Nei limbi", il saggio "I poeti maledetti" e scritti autobiografici come "Le memorie d'un vedovo". La poetica di Verlaine comporta un gusto per il non definito e per le sfumature, che si traduce in un'esigenza della musicalità tramite il ripudio dell'eloquenza, del tono declamatorio. La poesia aspira non a descrivere ma a suggerire, a dissolvere la realtà in sogno e conduce al di là dell'esperienza sensibile, cogliendo l'essenza delle cose. Le sue opere esprimono le esigenze del simbolismo, la sua lirica trova le sue caratteristiche personali nel grigio, il colore della "fadeur", della malinconia, dell'ambiguità.